Vi siete mai chiesti cosa pensassero le donne delle epoche passate?
Ce lo racconta la voce di una giovane e improbabile ragazza di Gorizia vissuta attraverso i secoli.
Un vero e proprio viaggio nel tempo grazie alle sue parole che ci guidano lungo la storia dello stile goriziano, dal Settecento fino ai giorni nostri.
Durante il corso delle varie epoche si sono verificati, a Gorizia e in tutta Italia, numerosi cambiamenti in ambito politico ed economico ma anche socio-culturale.
Qual è infatti la prima cosa che guarda una donna? Ovviamente, i vestiti.
Essere la più bella, ostentare ricchezza, il detto dice “se bella vuoi apparire, un poco devi soffrire”.
Ebbene, le nostre antenate decisero di racchiudere la loro parte di sofferenza in in uno stretto, rigido e soffocante corpetto.
Questa moda, anche se con fasi alterne, si è portata avanti per secoli.
Immaginatevi di essere una nobildonna del 1915; padre e fratelli partono per il vicino fronte; le tue abitudini buttate al vento e la tua vita sconvolta.
Ora si deve lavorare. I corpetti vanno eliminati per… i pantaloni. Possiamo solo immaginare che drammatico cambiamento.
Dopo la fine della guerra a Gorizia, tutto tornò alla normalità… o quasi.
Gli uomini tornarono al lavoro, ma le donne, che avevano assaporato la libertà, non potevano più essere costrette in casa a cucire.
Le giovani cominciarono a vestire abiti provocanti, a guidare e persino a fumare.
Era l’epoca in cui si iniziarono a superare le convenzioni, e le donne poterono finalmente avere un po’ di considerazione e autonomia.
Infine, con l’arrivo del nuovo millennio, dopo continue svolte nel campo della moda, si è giunti all’emancipazione della donna, la quale si trova, finalmente, libera dalla sua soffocante gabbia di stoffa e pregiudizi, libera di permettersi tutto, dall’essenzialità alla frivolezza, dalla tradizione all’innovazione, all’insegna di una nuova modalità di pensiero, nella quale tutto è possibile e tutto cambia.
