Incontrano professionisti della comunicazione, dello storytelling, del videomaking, della fotografia, della modellazione 3D e della comunicazione digitale. Imparano i segreti della comunicazione ma non solo.
Scoprono che il museo è un grande contenitore di storie, e che ogni singolo oggetto ne può narrare infinite. Scoprono le emozioni, anche forti, che un museo può provocare, così da stimolare alla conoscenza. E scoprono che il museo racconta il passato di tutti noi, e ci fa capire chi siamo e da dove veniamo. Il museo ci aiuta a diventare cittadini veri.
Poi raccontano il museo lavorando in gruppi, e sperimentano così il gioco di squadra, la necessità di gestire tempi e modi del lavoro, di affrontare sfide e difficoltà e superare imprevisti. Imparano a rispettare le scadenze. Così costruiscono il loro sito web, raccontano la loro esperienza nei canali social, e presentano il loro lavoro in pubblico.
Alla fine hanno attraversato molti confini: il confine della diffidenza tra loro, costretti a lavorare assieme; il confine che li teneva lontani dalla soglia del museo; i confini fissati nelle loro menti da idee preconcette, pregiudizi, stereotipi fasulli. Hanno imparato a dialogare col resto del mondo senza limiti di spazio né di tempo. Si sono aperti al mondo.
Non sappiamo cosa riserverà loro il futuro, ma sicuramente vivranno in un mondo dove non comunicare significherà non esistere, e dove le novità si produrranno a ritmo sempre più accelerato. Perciò dovranno saper comunicare bene, e avere una mente così aperta ed elastica da cogliere l’innovazione e cavalcarla.
COSA SERVIRÀ LORO?
Più di molte competenze specifiche, servirà la capacità e la volontà di andare continuamente al di là dei propri limiti, delle proprie conoscenze e certezze. In sintesi, dei propri confini.
Dovranno, sempre e comunque, Cross the Border!